FORMAZIONE EVIDENCE BASED E CONSULENZA PER IL REDESIGN DEI SERVIZI SANITARI

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Riprogettare un servizio sanitario abbinando formazione e consulenza significa garantire alle organizzazioni nuovi strumenti per fornire il miglioramento continuo di un’assistenza centrata suə paziente che supporti efficacemente ə healthcare professional. Ma come si struttura questo processo?

LA FORMAZIONE: ANALISI, PROGETTAZIONE, EROGAZIONE E VALUTAZIONE

Il processo formativo è scandito da quattro macro fasi:

  • analisi dei bisogni;
  • progettazione;
  • erogazione; 
  • valutazione.

Ciascuna fase possiede un peso determinante sui risultati dell’azione formativa. Partendo dall’analisi dei bisogni (tramite le interviste, i questionari strutturati e i focus group) si pongono le basi per il raggiungimento degli obiettivi. Seguono poi la progettazione – che definisce le risorse e i mezzi necessari per realizzare il progetto verificando i risultati – e l’erogazione del processo formativo che, tenendo conto delle esigenze delle parti interessate e delle risorse disponibili (umane, infrastrutture e servizi), sviluppa il percorso individuando le modalità di insegnamento, apprendimento e verifica. Infine c’è il follow up, elemento cruciale del processo formativo che, verificando la coerenza tra risultati attesi e raggiunti, valuta l’impatto dei cambiamenti generati utili a individuare eventuali barriere organizzative al raggiungimento degli obiettivi e a innescare la reingegnerizzazione dei processi. 

IL VALORE DELLA CONSULENZA NEL FOLLOW UP

Il processo di redesign, collocabile nella fase di valutazione dell’azione formativa, in PHD Lifescience è frutto del lavoro sinergico tra le Business Unit Education e Consulting. Da un lato, infatti, la BU Education verifica, durante il follow up, come e se gli apprendimenti siano stati trasferiti al lavoro del personale medico e ai processi organizzativi del Centro Clinico, dall’altro la BU Consulting verifica ex post l’efficacia della formazione fornendo, dove necessario, supporto alle strutture sanitarie per reingegnerizzare i processi di lavoro də healthcare professional massimizzando così il valore della continuing education e facendone una leva per il miglioramento dei servizi sanitari. La formazione, pertanto, oltre a fornire base e visione necessarie per la costruzione di un nuovo mindset, offre percorsi multidisciplinari e multiprofessionali inquadrando il tema sia dal punto di vista più strettamente clinico sia considerando gli aspetti tecnologici, di comunicazione, legali ed etici.

IL LEAN THINKING PER IL CAMBIAMENTO E L’INNOVAZIONE

Costruire un nuovo mindset significa dunque incidere sui modelli culturali e cognitivi alla base dell’agire professionale. Con quale obiettivo? Acquisire un diverso atteggiamento e modo di ragionare che accresca la flessibilità e la reattività necessarie a gestire il miglioramento, il cambiamento e l’innovazione attraverso un ripensamento dell’intero flusso di creazione del valore. Con quale strumento? Tramite il lean thinking, un modello di pensiero strategico basato sui principi lean del miglioramento continuo a tutti i livelli dell’organizzazione, dell’impiego ottimizzato delle risorse aziendali e della personalizzazione dei processi. Per generare lean thinking occorre acquisire competenze e conoscenze necessarie a osservare i servizi sanitari in ottica critica, evidenziando gli unmet needs, i gap, gli ostacoli e promuovendo il riesame e il miglioramento delle modalità organizzative dell’assistenza aə paziente tramite il supporto di consulenti espertə.

PEER EDUCATION: NUOVI PERCORSI PER IL MIGLIORAMENTO DELLA PRATICA CLINICA

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Esperienze, persone, strategia: sono le parole chiave della peer education, una metodologia di educazione basata sullo scambio tra pari, tra healthcare professional che condividono conoscenze di pratica clinica proponendo soluzioni. La peer education ha per protagonisti soggetti attivi e non discenti passivi, in cui ciascuno è chiamato a costruire e dare forma ai contenuti della sessione educativa. Cosa genera questo approccio? Un pensiero di sistema.

UN PENSIERO DI SISTEMA CHE GENERA CAMBIAMENTO

L’approccio sistemico in campo education stimola le parti all’interazione permanente. Mettendo insieme tutte le professionalità coinvolte nel processo educativo e dando a tutte pari dignità e importanza, si sviluppa un pensiero orientato al cambiamento. Come si costruisce questa trasformazione? Step by step tramite un percorso from exploration to application, come definito da PHD Lifescience. Prima di tutto si mappano le scelte e i processi attraverso la condivisione di esperienze (explore); si passa poi a migliorare comportamenti e processi di prassi clinica attraverso peer education e approccio interdisciplinare  (improve); si validano accordi e convergenze diagnostico-terapeutiche attraverso dialogo e lavoro di squadra (validate) e infine si verifica l’impatto del cambiamento nella realtà lavorativa attraverso strumenti adeguati e modelli evolutivi (apply). 

CONNETTERSI PER ABBATTERE I SILOS

L’evoluzione delle organizzazioni sanitarie ha fatto emergere negli ultimi anni ruoli organizzativi nuovi, sia in posizioni di staff sia nell’organizzazione delle attività clinico-assistenziali, accelerando lo sviluppo di competenze manageriali anche per ruoli prevalentemente clinici, è il caso per esempio del personale medico che passa alla dirigenza di unità operative sanitarie. In generale, dunque, è cresciuta l’importanza di adeguate competenze trasversali che includono non solo conoscenze clinico-assistenziali, ma anche per esempio tecniche, digitali, di comunicazione. Ecco perché il tema formativo vale a tutti i livelli e la trasformazione deve iniziare dall’alto o il modello “best practice a pop corn” non funziona. Occorre sviluppare una visione trasversale che metta in connessione i temi, abbattendo i silos, facendo inquadrare gli argomenti oltre il perimetro specifico.

CONDIVIDERE ESPERIENZE PER ARRICCHIRE L’APPRENDIMENTO

La fase di condivisione delle esperienze è dunque il primo step della peer education. Ma perché è così importante? Perché permette di condividere l’analisi di casi clinici di particolare interesse scientifico e/o complessità favorendo l’arricchimento dell’apprendimento esperienziale. Riportare all’interno del gruppo coinvolto nel processo educativo l’esperienza clinica personale dei singoli partecipanti significa favorire l’apprendimento dall’errore, offrire spunti di riflessione, ma anche di analisi e correzione dei comportamenti scorretti accelerando la curva di apprendimento.

KNOWLEDGE TO IMPROVE

Il passaggio dallo step explore allo step improve del processo educativo si concretizza tramite i gruppi di miglioramento proposti da PHD Lifescience. Si tratta di gruppi di lavoro interfunzionali e interprofessionali, ovvero con differenti competenze ed esperienze in ambito sanitario, che supportano il percorso di peer education per renderlo sempre più funzionale al miglioramento dei comportamenti e dei processi di prassi clinica interni alle organizzazioni sanitarie. 

LE SFIDE

La sfida è creare, tramite la peer education, nuove linee d’indirizzo per esempio per un miglioramento del percorso clinico-organizzativo di presa in carico delle persone assistite  in termini di efficacia clinica, organizzativa e di qualità del servizio offerto. Come? Rendendo ə healthcare professional, ə specialistə e ə MMG sempre più protagonisti e promotori di best practice  interne alle organizzazioni sanitarie.

INTERDISCIPLINARIETÀ E MULTIDISCIPLINARIETÀ: DUE RISORSE STRATEGICHE PER L’EDUCATION

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Oggi l’Education si basa sullo sviluppo di un modello di apprendimento che rivolgendosi aə singolə healthcare professional lə colloca in una dimensione collettiva e condivisa di organizzazione sanitaria volta al raggiungimento di un obiettivo comune: il buon governo clinico e la salute delle persone. Tramite i due approcci interdisciplinare e multidisciplinare il personale sanitario acquisisce, da un lato, una variegata conoscenza di concetti e principi (interdisciplinarietà) garantendo una presa in carico unitaria də pazienti e, dall’altro, migliora e incentiva il dialogo, la collaborazione e lo scambio di competenze tra le diverse professionalità sanitarie (multidisciplinarietà) per affrontare al meglio la risoluzione di situazioni e problematiche.

UNA RETE MULTIPROFESSIONALE

L’azione chiave per innescare la trasformazione del modello formativo è costruire una rete della formazione che sia multiprofessionale. Come? Coinvolgendo le varie figure sanitarie, con punti di vista e inquadrature professionali differenti (da quelle prettamente cliniche a quelle tecnologiche, comunicative ed etiche). Secondo quanto teorizzato dal professor Hugh Petrie dell’University at Buffalo®, State University of New York ottimizzare il processo formativo significa esplorare nuove discipline ponendosi con atteggiamento curioso, aperto e avventuroso nei confronti də colleghə di altre discipline. Ma perché è così importante creare connessioni?

CONNETTERSI PER ABBATTERE I SILOS

L’evoluzione delle organizzazioni sanitarie ha fatto emergere negli ultimi anni ruoli organizzativi nuovi, sia in posizioni di staff sia nell’organizzazione delle attività clinico-assistenziali, accelerando lo sviluppo di competenze manageriali anche per ruoli prevalentemente clinici, è il caso per esempio del personale medico che passa alla dirigenza di unità operative sanitarie. In generale, dunque, è cresciuta l’importanza di adeguate competenze trasversali che includono non solo conoscenze clinico-assistenziali, ma anche per esempio tecniche, digitali, di comunicazione. Ecco perché il tema formativo vale a tutti i livelli e la trasformazione deve iniziare dall’alto o il modello “best practice a pop corn” non funziona. Occorre sviluppare una visione trasversale che metta in connessione i temi, abbattendo i silos, facendo inquadrare gli argomenti oltre il perimetro specifico.

COMUNICAZIONE E COOPERAZIONE

La sfida è il passaggio da un’organizzazione assistenziale costruita attorno a una figura e a una disciplina di riferimento, ad una dimensione ulteriore, rappresentata dal lavorare insieme con una sorta di “attenuamento dei ruoli”, ovvero una non focalizzazione sui ruoli professionali. Tramite la formazione multidisciplinare e interdisciplinare, proposta da PHD Lifescience, ə healthcare professional rafforzano le skill comunicative e di cooperazione migliorando competenze chiave quali abilità di gruppo, flessibilità del ruolo, capacità di risoluzione dei conflitti. In che modo? Utilizzando, per esempio, lo strumento del case study svolto in team che, mettendo insieme scenari e professionalità diversificati, consente di condurre valutazioni identificando potenziali soluzioni; oppure sviluppando metodiche didattiche come il problem based learning, basato sulla soluzione di problemi tramite la discussione in piccoli gruppi di discenti assistitə da docenti in veste di facilitatorə. 

LA GAMIFICATION NELL’EDUCAZIONE CONTINUA IN MEDICINA

 

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L’utilizzo del gioco nel contesto della formazione dei professionisti della salute.

Diversi studi pubblicati su riviste scientifiche internazionali hanno evidenziato i potenziali benefici dell’utilizzo del gioco nel contesto della formazione dei professionisti della salute.

I giochi promuovono l’apprendimento, aumentano il coinvolgimento, consentono di potenziare la collaborazione e di ottenere feedback rapidi che permettono ai giocatori di testare diverse ipotesi e imparare dalle loro azioni, offrono l’opportunità di un processo decisionale privo di rischi, migliorano l’analisi dell’apprendimento. I giochi forniscono anche strumenti di autovalutazione come il punteggio e il raggiungimento di livelli progressivi. Inoltre, all’acquisizione di conoscenze, il gioco abbina lo sviluppo di abilità personali e sociali.

Con “applied game” si intende l’applicazione del gioco all’ambito educativo, nel quale può assumere diverse forme: simulazioni, serious game, palestre virtuali.

La pluralità dei giochi e delle esperienze nel giocare non è tuttavia adottabile in modo indistinto nel contesto della formazione in medicina. È necessario individuare un preciso bisogno formativo che possa essere efficacemente tradotto in modalità gioco. I criteri di progettazione del gioco influenzano, infatti, l’efficacia dei risultati di apprendimento¹, in particolare in ambito medico.

La progettazione di percorsi didattici in campo sanitario deve tenere conto di alcuni principi:

  • l’apprendimento è facilitato se la didattica si svolge in un contesto pertinente e realistico;
  • l’apprendimento è un processo collaborativo, nel quale i discenti manifestano i loro bisogni e mettono a fattor comune le loro esperienze;
  • occorre valorizzare l’esercizio del pensiero critico, della flessibilità, dell’orientamento al problem solving, del lavoro in team;
  • è importante sperimentare ex ante ed allenare le capacità di decisione e/o di utilizzo di specifici strumenti.

La formazione continua si pone infatti come obiettivo primario la modifica della pratica professionale e non solo l’acquisizione di conoscenze e skills.

Agudelo-Londoño S, González RA, Pomares A, et al. A systematic review about serious games for medical education. The role of effective design. Revista Cubana de Educación Médica Superior. 2019;33(2):1-16.