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PEER EDUCATION: NUOVI PERCORSI PER IL MIGLIORAMENTO DELLA PRATICA CLINICA

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Esperienze, persone, strategia: sono le parole chiave della peer education, una metodologia di educazione basata sullo scambio tra pari, tra healthcare professional che condividono conoscenze di pratica clinica proponendo soluzioni. La peer education ha per protagonisti soggetti attivi e non discenti passivi, in cui ciascuno è chiamato a costruire e dare forma ai contenuti della sessione educativa. Cosa genera questo approccio? Un pensiero di sistema.

UN PENSIERO DI SISTEMA CHE GENERA CAMBIAMENTO

L’approccio sistemico in campo education stimola le parti all’interazione permanente. Mettendo insieme tutte le professionalità coinvolte nel processo educativo e dando a tutte pari dignità e importanza, si sviluppa un pensiero orientato al cambiamento. Come si costruisce questa trasformazione? Step by step tramite un percorso from exploration to application, come definito da PHD Lifescience. Prima di tutto si mappano le scelte e i processi attraverso la condivisione di esperienze (explore); si passa poi a migliorare comportamenti e processi di prassi clinica attraverso peer education e approccio interdisciplinare  (improve); si validano accordi e convergenze diagnostico-terapeutiche attraverso dialogo e lavoro di squadra (validate) e infine si verifica l’impatto del cambiamento nella realtà lavorativa attraverso strumenti adeguati e modelli evolutivi (apply). 

CONNETTERSI PER ABBATTERE I SILOS

L’evoluzione delle organizzazioni sanitarie ha fatto emergere negli ultimi anni ruoli organizzativi nuovi, sia in posizioni di staff sia nell’organizzazione delle attività clinico-assistenziali, accelerando lo sviluppo di competenze manageriali anche per ruoli prevalentemente clinici, è il caso per esempio del personale medico che passa alla dirigenza di unità operative sanitarie. In generale, dunque, è cresciuta l’importanza di adeguate competenze trasversali che includono non solo conoscenze clinico-assistenziali, ma anche per esempio tecniche, digitali, di comunicazione. Ecco perché il tema formativo vale a tutti i livelli e la trasformazione deve iniziare dall’alto o il modello “best practice a pop corn” non funziona. Occorre sviluppare una visione trasversale che metta in connessione i temi, abbattendo i silos, facendo inquadrare gli argomenti oltre il perimetro specifico.

CONDIVIDERE ESPERIENZE PER ARRICCHIRE L’APPRENDIMENTO

La fase di condivisione delle esperienze è dunque il primo step della peer education. Ma perché è così importante? Perché permette di condividere l’analisi di casi clinici di particolare interesse scientifico e/o complessità favorendo l’arricchimento dell’apprendimento esperienziale. Riportare all’interno del gruppo coinvolto nel processo educativo l’esperienza clinica personale dei singoli partecipanti significa favorire l’apprendimento dall’errore, offrire spunti di riflessione, ma anche di analisi e correzione dei comportamenti scorretti accelerando la curva di apprendimento.

KNOWLEDGE TO IMPROVE

Il passaggio dallo step explore allo step improve del processo educativo si concretizza tramite i gruppi di miglioramento proposti da PHD Lifescience. Si tratta di gruppi di lavoro interfunzionali e interprofessionali, ovvero con differenti competenze ed esperienze in ambito sanitario, che supportano il percorso di peer education per renderlo sempre più funzionale al miglioramento dei comportamenti e dei processi di prassi clinica interni alle organizzazioni sanitarie. 

LE SFIDE

La sfida è creare, tramite la peer education, nuove linee d’indirizzo per esempio per un miglioramento del percorso clinico-organizzativo di presa in carico delle persone assistite  in termini di efficacia clinica, organizzativa e di qualità del servizio offerto. Come? Rendendo ə healthcare professional, ə specialistə e ə MMG sempre più protagonisti e promotori di best practice  interne alle organizzazioni sanitarie.