Approccio Data Driven: le dashboard per comprendere i dati healthcare

Dashboard

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Un approccio data-driven è fondamentale per la definizione della migliore proposta di valore per i diversi stakeholder del settore sanitario. L’analisi dei dati ottenuti durante tutto il patient journey è diventata parte integrante dell’attività quotidiana della maggior parte dei professionisti healthcare. Una volta raccolte le informazioni dalle numerose fonti e dai database disponibili, per riuscire a decifrarle al meglio, in un’ottica sia di monitoraggio che di implementazione di nuove soluzioni, è imprescindibile averne una codifica visiva essenziale e facilmente comprensibile.

Le dashboard, quali rappresentazioni visive di dati create algoritmicamente, mostrano, con un’estetica essenziale e di immediata comprensione, una numerosa mole di informazioni. Aggiornabili in modo facile e veloce, le dashboard generano dei report dettagliati che consentono di monitorare KPI e trend identificando correlazioni e outliers. Inoltre, permettono di delineare delle strategie data-based con una visione d’insieme, istantanea e integrata, dei diversi sistemi.

Esistono differenti tipologie di dashboard che possono essere classificate sulla base di due variabili: da un lato il numero di interazioni necessarie da parte dell’utente per provare varie combinazioni, (capire il fenomeno e formulare nuove ipotesi), dall’altro la determinabilità a priori che la dashboard offre e che definisce con quale precisione e puntualità un utente può dedurre i risultati, i processi e le informazioni necessarie per la sua attività.

Sulla base di questi fattori, le dashboard si possono dividere tra quelle che offrono principalmente un supporto decisionale, quelle che permettono un’esplorazione dei dataset, quelle che consentono un monitoraggio dei trend e le operational che consentono di verificare lo status dei diversi KPI.

Finalità e impatto nei sistemi healthcare

Nell’ultimo anno la richiesta di dashboard in ambito sanitario è cresciuta in modo esponenziale.

Da strumento prevalentemente usato dagli specialisti del settore, è stato ampiamente fruito anche dalla popolazione stessa soprattutto per seguire l’andamento della pandemia da covid-19. Questi mesi hanno mostrato le ampie potenzialità delle dashboard nella puntuale e veloce codifica visiva di dati raccolti worldwide facilitando una comprensione globale di un fenomeno estremamente variabile quale quello di una pandemia.

In ambito sanitario, infatti, le dashboard rappresentano uno strumento fondamentale nel processo di decision making perché forniscono ai diversi healthcare provider i dati in un formato intuitivo che consente di tenere traccia del valore creato sia per i pazienti che per gli Specialisti del settore.  Migliorano la collaborazione e la comunicazione tra i diversi attori, consentendo una più puntuale rendicontazione e una maggiore trasparenza.

In questo modo contribuiscono anche al perfezionamento della qualità dei servizi, all’incremento della soddisfazione dei pazienti e degli Health Outcome, nonché a una riduzione complessiva dei costi dettata in modo particolare dall’incremento dell’efficienza delle soluzioni proposte.

Inoltre, esistono prove a sostegno dell’ipotesi che l’implementazione di dashboard cliniche, le quali forniscono accesso immediato alle informazioni ai diversi professionisti del settore, può migliorare l’aderenza alle quality guidelines. Tuttavia, è necessario condurre ulteriori studi per verificare la loro efficacia e stabilire specifiche linee guida per la loro progettazione.

Aderenza terapeutica ed engagement: il contributo delle dashboard

Il Settore Sanitario negli anni ha incrementato notevolmente l’utilizzo delle dashboard. Tra queste ce ne sono alcune che presentano l’andamento dell’obesità, della mortalità legata alle diverse patologie, dell’aspettativa di vita e della fiducia riposta dalle persone negli Specialisti del proprio Paese.

Un aspetto interessante da considerare è che alcune sono disponibili anche su dispositivo mobile. Su molti smartphone, infatti, all’acquisto è già installata un’applicazione in cui sono integrati e analizzati tutti i dati registrati dal telefono e dai wearable ad esso collegati. Questo tipo di applicazioni mettono insieme le informazioni sull’attività fisica, il battito cardiaco, i cicli del sonno e dello stress della persona.

Ciò dimostra le potenzialità che simili strumenti hanno per integrare, visualizzare e analizzare dati provenienti da fonti diverse. Tali funzionalità possono essere applicate anche al mondo healthcare con particolare attenzione al monitoraggio dell’aderenza terapeutica e all’incremento dell’engagement e dell’awareness del paziente. È il caso di iCARE Platform®, una piattaforma interattiva che si interfaccia con diversi device e tools grazie all’IoT al fine di proporre un percorso personalizzato per singolo utente per la prevenzione , il benessere e il supporto alla terapia.

 

Pertanto, per definire proposte di valore personalizzate e aggiornate rispetto ai needs dei diversi stakeholder, è fondamentale investire sulle competenze e professionalità necessarie per strutturare e implementare dashboard interattive, visivamente rappresentative delle informazioni raccolte e funzionali alla gestione delle numerose fonti di dati disponibili.

Patient Access: nuove prospettive e progettualità per il settore farmaceutico

Patient Access

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Il Market Access si trova di fronte a un forte cambiamento di prospettiva; in un contesto così mutevole è necessario che tutti gli attori dell’healthcare propongano nuovi modelli progettuali capaci di rispondere a un approccio sempre più patient-oriented

From Market to Patient

Chiariamo innanzitutto il concetto di Market Access: esso può essere definito come l’insieme delle leve che favoriscono l’accesso, l’adozione e il riconoscimento del valore del prodotto farmaceutico da parte del mercato.

Quali sono gli stakeholders a cui si rivolge ? Le regioni, le ASL, i Dipartimenti farmaceutici, le Associazioni, i pazienti, Aifa, i Clinici, le società scientifiche.
Alle volte il Market Access può non risultare in grado di comunicare agli stakeholder l’effettivo valore di un farmaco; capita infatti che policy-maker e payer siano impegnati a contenere i costi senza compromettere l’assistenza sanitaria, lasciandosi così distrarre da questioni riguardanti il prezzo anziché il value del prodotto farmaceutico.

Il nuovo paradigma che si va affermando in questo nuovo scenario è quello del Patient Access, ovvero un approccio al mercato maggiormente patient-oriented che mira a rispondere in maniera efficiente ai bisogni del paziente e agli obiettivi di tutti gli altri stakeholder coinvolti.

Questo nuovo approccio permette al paziente di accedere in maniera semplice al corretto trattamento e ai servizi sanitari necessari, viene incontro alla necessità dei policy-maker e payer di ridurre la spesa sanitaria e facilita gli Specialisti nell’individuazione dei trattamenti più efficaci a seconda della popolazione di pazienti.

Il paradigma del Patient Access

In cosa si traduce quindi il paradigma del Patient Access per le aziende pharma e quali sono le azioni che possono essere introdotte per mettere a punto un approccio che tenga conto degli obiettivi di tutti gli stakeholder del sistema salute?

In primo luogo, è necessario utilizzare un nuovo approccio negoziale da parte dei Market Access Manager. L’AIFA e gli enti regolatori stanno incorporando delle metodologie basate sull’evidenza del valore generato dal farmaco, introducendo un sistematico utilizzo dei registri e del meccanismo di rimborso condizionato (Payment by Results). Questo comporta l’impellente necessità di sviluppare strategie basate non solo sulle evidenze generate dai trial clinici, ma sulla capacità di raccogliere i dati di real-life lungo tutto il ciclo di vita del prodotto: entrando a pieno titolo nella dimensione della real world evidence.
Il paziente diventa un soggetto attivo da coinvolgere nella fase iniziale di ricerca, nonché nell’individuazione degli unmet need clinici lungo tutto il patient journey.

Il paradigma del Patient Access implica una differente prospettiva comunicativa da parte del marketing nella costruzione delle strategie di posizionamento aziendale. Si auspica infatti che queste ultime non debbano più essere fondate esclusivamente sul prodotto, ma sulla capacità di fornire soluzioni che contribuiscano a migliorare l’esperienza di utilizzo del farmaco con un impatto positivo su tutto il Sistema Sanitario.
Si tratta, in sostanza, di soluzioni che mirino ad aumentare l’awareness del paziente rispetto al suo ruolo nel percorso di cura, agevolare la fruizione dei servizi ospedalieri favorendo la strutturazione di team di cura multidisciplinari, facilitare l’appropriatezza terapeutica e creare meccanismi di comunicazione snelli tra il territorio e i Centri Specialistici.

Cosa abbiamo imparato in questi ultimi anni: alcuni esempi progettuali

Dall’interpretazione di questi cambiamenti in atto e partendo da una storica posizione di vicinanza al paziente che da sempre ha caratterizzato il lavoro di Healthcare Network Partners, sono stati sperimentati e consolidati nuovi modelli progettuali basati sulla forte contaminazione tra differenti professionalità e sull’integrazione con partner di valore.

Il contributo di HNP nell’ambito del Patient Access si traduce oggi in progetti di Real Word Evidence quali la collezione di patient report outcome (PRO) e nella valorizzazione di dati derivanti da servizi ai pazienti.

Anche le iniziative di sensibilizzazione della classe medica rientrano nel concetto di Patient Access. Tra queste, le proposte di video formativi sulla Telemedicina che hanno il compito di stimolare una migliore comunicazione nel rapporto Paziente-Specialista Ospedaliero.

Gli stessi progetti di sistema (anche definiti multi-stakeholder), volti a coinvolgere farmacisti e Medici di Medicina Generale in un percorso integrato di cura e follow-up del paziente, appartengono a questa nuova modalità di lavoro. Insieme a questi, vengono progettate delle attività di referral Centro-Territorio con l’obiettivo di promuovere l’appropriatezza terapeutica e la diminuzione dei tempi di diagnosi.

 

L’utilizzo di PROM e PREM nei Patient Support Program

PROM e PREM

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Come si può valutare in modo oggettivo la qualità dell’assistenza? Quali possono essere i mezzi per monitorare l’andamento del patient journey e ottimizzare i servizi forniti?

 

Sia i Patient-reported outcome measures (PROM) che i Patient-reported experience measures (PREM) possono essere dei validi strumenti per misurare rispettivamente il punto di vista dei pazienti sul proprio stato di salute e la loro esperienza durante le cure.

I PROM sono delle misure di esito riportate direttamente dal paziente utilizzate per indagare la percezione che quest’ultimo ha sul suo stato di salute, il livello percepito di menomazione, la disabilità e la qualità della vita correlata alla salute: valutano, per esempio, i sintomi e il dolore, l’ansia, il livello di depressione e il grado di affaticamento. I PREM invece, sono questionari che misurano la percezione dei pazienti rispetto alla loro esperienza durante la ricezione delle cure. Possono considerare aspetti quali la qualità della comunicazione, il supporto ottenuto per la gestione delle condizioni a lungo termine o ancora il tempo trascorso in attesa di ricever l’assistenza e la facilità di accesso a quest’ultima.

Sia i PROM che i PREM sono scale certificate che possono avere un’applicazione più generica oppure possono essere strutturati per indagare gli outcomes di una specifica famiglia di patologie.

 

 

I PSP come ambito di applicazione dei Patient-reported outcome/experience measures

 

Da anni utilizzati in sanità per la valutazione delle cure ospedaliere e nell’ambito dei trial clinici, i PREM e i PROM hanno trovato largo impiego negli studi di Real word evidence e anche all’interno dei Patient Support Program possono assumere una valenza strategica, per vari aspetti, quali:

  • Dimostrare il valore del PSP stesso ed essere quindi in grado di comunicarlo in maniera oggettiva agli Specialisti per fornire loro strumenti di valutazione che monitorano l’andamento del trattamento;
  • Ottimizzare i servizi forniti e ridisegnare il patient journey secondo le aspettative e i need dei pazienti;
  • Nello specifico dei PREM, per costruire un benchmark tra i diversi provider di PSP fondato su dati oggettivi.

In merito all’ultimo punto ci sono PSP di monitoraggio che prevedono l’utilizzo di scale, come la Morisky o l’ARMS, che consentono al Clinico di valutare in maniera oggettiva l’aderenza al trattamento. Esistono anche scale quali la PHE (Patient Health Engagement) che, utilizzate nell’ambito di PSP di training, consentono di personalizzare l’assistenza sulla base del coinvolgimento del paziente nella gestione della propria terapia. O ancora, vi sono altri questionari come il EQ-5D che consentono di misurare la qualità di vita percepita dal paziente nel corso del trattamento.

Healthcare Network Partners ciclicamente ogni due anni realizza delle analisi di patient-satisfaction; in una di queste analisi è emersa una lacuna nel servizio di assistenza durante i periodi in cui il paziente è in viaggio. Solo così è stato possibile sperimentare una componente di programma che ora consente ai pazienti in vacanza o in trasferta per lavoro di ricevere il trattamento esattamente come al proprio domicilio.

 

 

PREMs e PROMs, limiti e confini da considerare

 

Sebbene l’utilizzo di queste scale possa rappresentare un’importante opportunità per il mondo healthcare e non solo, è necessario considerare alcuni aspetti per evitare di incappare in errori nella raccolta dei dati e per attenersi alla normativa di riferimento.

In primo luogo, affinché i PREM e i PROM possano avere una loro validità, devono prevedere una modalità di somministrazione e raccolta del dato che non condizioni il paziente, quindi privo di bias. Inoltre, l’utilizzo di queste scale all’interno dei PSP deve essere coerente agli scopi del programma di supporto e non può costituire la base per degli studi osservazionali, regolati da differenti procedure e sottostanti alla normativa sulla privacy in vigore.

Con consapevolezza dei rischi, ma soprattutto delle opportunità legate all’utilizzo di questi strumenti, anche nell’ambito dei Programmi di supporto al paziente nel panorama sanitario italiano, la tendenza è quella di incrementare gli investimenti nei PROMs e nei PREMs per implementare validati metodi di raccolta dei dati a livello aggregato e conseguentemente riuscire a valutare e valorizzare tali strumenti nell’ambito dell’assistenza sanitaria fornita.

 

 

 

Patient Data: impostare un approccio data-driven nei servizi ai pazienti

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In uno scenario in cui l’idea di valore generato coincide sempre di più con la capacità di raggiungere dei buoni risultati clinici e massimizzare il rapporto costo/beneficio, la raccolta e l’analisi dei dati durante il patient journey diventa uno degli elementi cardine dell’industria farmaceutica per le proprie strategie di posizionamento.

Pertanto, quando si struttura un servizio al paziente, è importante focalizzare l’attenzione anche sulle opportunità che possono derivare dai dati raccolti all’interno del modello di servizio strutturato e sui Key Performance Indicator (KPI) necessari a dimostrare la validità dello stesso.

Questo approccio data-driven si delinea nella fase di design del servizio, valutando:

  • quali dati è possibile o meno collezionare all’interno del modello proposto;
  • quali sono i touchpoints da cui si può raccogliere il dato;
  • come uniformare la struttura dei dati raccolti lungo il patient journey nei diversi Paesi in cui il servizio viene svolto;
  • quali sono gli strumenti più adeguati per raccogliere il dato tutelando la privacy del paziente.

Successivamente, focalizzandosi sugli obiettivi di valorizzazione del dato che ci si è posti, è possibile valutare se parallelamente al set-up del servizio, sia necessario procedere all’attivazione di uno studio osservazionale.

Strumenti di raccolta, gestione e condivisione del dato

Per collezionare, organizzare e analizzare i dati, in molti settori, sta diventando indispensabile dotarsi di una piattaforma tecnologica capace di integrare e gestire grandi quantità di dati di fonti diverse. O ancora di altri strumenti, specifici per il mondo healthcare, come i PRM (Patient Relationship Management) che aggregano e consolidano i dati dei pazienti provenienti da una varietà di sistemi informativi diversi, facilitando e coordinando comunicazioni, messaggi e istruzioni.

HNP a questo proposito ha scelto di dotarsi di una propria piattaforma, iCare Platform, disegnata in accordo con i principi della privacy “by design” e “by default”, certificata ISO 27001 e che consente l’integrazione dei dati provenienti da device di monitoraggio, app, web sites, contact center e messagistica.

È sulla possibilità di personalizzare questa piattaforma in base ai differenti modelli di servizio ai pazienti implementati, che si fonda l’opportunità di raccogliere il dato secondo la data-driven strategy impostata in fase di design. In questo modo, nonostante l’origine differenziata e l’eterogeneità delle informazioni, è possibile trasformare ed elaborare il dato per ottenere una visione olistica d’insieme utilizzabile come base comune per diverse tipologie di analisi ed estrarre il significato sottostante al dato grezzo.

Come si collezionano i dati? L’accesso alla piattaforma può essere per esempio concesso ai Medici Specialisti di riferimento che possono utilizzarli per monitorare l’andamento dello stato di salute del proprio assistito e favorire decisioni cliniche più efficienti, all’intero team di cura del paziente (reparti specialistici o MMG), spesso afferenti a strutture sanitarie differenti, per garantire un percorso di cura puntuale e integrato. Inoltre, i dati raccolti potrebbero, in seguito ad un opportuno consenso del paziente, essere condivisi con tutta la comunità scientifica e il mondo della ricerca. Questo aspetto diventa particolarmente rilevante per le malattie rare in cui la numerica dei pazienti è molto bassa e la condivisione del dato rappresenta una delle poche opportunità di ottimizzare i percorsi di cura.

Impostare un approccio data-driven nei servizi ai pazienti significa investire sul futuro. Già dalla fase di service design, infatti, si può vedere come il dato rappresenti un’opportunità importante per i diversi attori del mondo sanitario che deve essere gestita da professionisti capaci di raccogliere, integrare e condividere i dati per sfruttare al meglio la loro valenza informativa rispettando la normativa sulla privacy e tutelando i pazienti.

I nuovi touchpoints nell’healthcare 4.0


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Come può Alexa ricordarmi la terapia che devo seguire in autonomia da casa? In che modo lo smartwatch riesce ad aiutare il medico curante?

Non si tratta di prospettive lontane nel tempo, ma di realtà che da qualche anno il mondo dell’healthcare sta sperimentando e approfondendo. I nuovi dispositivi 4.0 e i database sempre più capienti consentono a questi nuovi dispositivi di comunicare tra loro e di tenere traccia degli eventi che registrano. Potenzialità che soprattutto nell’ambito della cura al paziente possono risultare un’arma a doppio taglio se non utilizzate e tutelate nel modo corretto. Tuttavia, non implementare servizi di healthcare che sfruttino le nuove tecnologie per il timore della dispersione dei dati e delle responsabilità, sarebbe un grosso sbaglio. Le relazioni tra medico, paziente, infermieri e Associazioni, non può che essere guardata alla luce di quelle che sono le offerte tecnologiche dell’ultimo decennio.

Alexa, a che ora devo andare dal medico?”

Gli Smart Speaker, come Google Home o Amazon Echo, stanno diventando sempre di più una componente dell’arredamento domestico. Un device che si collega a tv, smartphone e altri strumenti della casa, che si può comandare con una sola istruzione vocale o con una vera e propria conversazione, comincia a interessare un numero crescente di utenti. Si tratta di una tecnologia che tramite algoritmi implementa nel tempo la personalizzazione delle risposte e che il mondo dell’healthcare può sfruttare soprattutto nell’ambito delle terapie sanitarie croniche o di lungo periodo.

Ricordarsi di assumere la terapia al momento giusto, chiamare l’infermiere per accordarsi sull’infusione domiciliare o anche solo interrogare il dispositivo per dubbi in merito alla gestione della propria terapia possono essere solo alcune delle applicazioni di questa tecnologia.

La personalizzazione delle risposte e quello che appare alla stregua di un apprendimento nel tempo sulla base delle interazioni, rappresenta il valore aggiunto degli Smart Speaker, poiché potrebbe aiutare la realtà sanitaria a proporre soluzioni sempre di più modellate sull’unicità dei pazienti, delle loro patologie e delle esigenze terapeutiche.

Per aiutare coloro che sono affetti da malattie rare a raccogliere i propri dati e sintomi giornalieri in un diario, è stata sviluppata CloudIA. Un’applicazione che si basa sul riconoscimento vocale ed è dotata di notifiche push. L’App presenta anche una sezione per la visualizzazione grafica dei dati che possono essere visionati tramite una panoramica giornaliera, settimanale o mensile. Tramite CloudIA sarà anche possibile monitorare la terapia, impostare l’assunzione dei farmaci prescritti (con possibilità di attivare notifiche per il remind della terapia), segnare le visite sul calendario grazie all’integrazione con Google Calendar, il tutto nel rispetto e nella garanzia della privacy dell’utente. A svilupparla il NECSTLab, del DEIB dipartimento, il laboratorio del Politecnico di Milano che ha partecipato e vinto, con questo progetto, il Rare Disease Hackaton 2018.

Monitorare la propria salute grazie ai Wearable e alle Applicazioni

 Il mercato dei dispositivi wearable è destinato a raggiungere i 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2024, come riporta la società di intelligence aziendale IDTechEX.

Orologi intelligenti, fasce elastiche con sensori, auricolari wireless, sono solo alcuni degli strumenti che raccolgono innumerevoli dati sull’attività fisica e sui parametri vitali delle persone. Sempre più spesso questi dati vengono raccolti in app del nostro telefono o mandati in tempo reale a database. Tuttavia, come sottolinea il giornalista Ruggiero Corcella nel suo articolo Servono davvero tutte queste app sulla salute?, il fatto che un’applicazione sia classificata come sanitaria e abbia il marchio CE, non è sufficiente a garantirne la sicurezza dei dati immagazzinati. A creare difficoltà in queste tipologie di garanzie sono gli stessi smartphone, che possono dimostrarsi vulnerabili e suscettibili ad attacchi informatici esterni. Il panorama attuale italiano vede sempre più app utilizzate in ambito healthcare, ma ancora poche regolamentazioni.

Per tutti gli attori dell’ambito sanitario rappresentano supporti preziosi per monitorare l’andamento della salute del paziente, dei suoi parametri fisici, delle risposte intellettive e per produrre avvisi tempestivi da affiancare ai controlli periodici. Ed è proprio la multinazionale di Cupertino Apple, tra le prime a lanciare sul mercato un orologio digitale in grado di raccogliere dati sull’attività fisica e sul sonno delle persone, a iniziare sin da subito a studiare come sviluppare il loro wearable per renderlo di supporto in campo medico. Dopo poco tempo dall’uscita dell’aggiornamento dell’Apple Watch 4 che permette di individuare i segni di una fibrillazione atriale, alcune indiscrezioni sembrano confermare che per l’uscita della versione 5, verranno implementate funzionalità per il monitoraggio del glucosio nel sangue, per vedere se chi lo indossa ha un basso tasso glicemico. Già nel 2018, una ricerca condotta dall’azienda Cardiogram insieme all’università di San Francisco aveva dimostrato su un campione di utenti che, attraverso l’uso di algoritmi di apprendimento automatico e delle reta neurale “DeepHearth” di Cardiogram, sembrava possibile individuare il diabete attraverso un normale sensore del battito.

Anche il cerotto Abbott FreeStyle per il monitoraggio continuo della glicemia si è rivelato sin da subito un’invenzione capace di migliorare la vita delle persone affette da diabete. Senza bisogno di effettuare frequenti punture su un dito, è possibile monitorare l’andamento del glucosio e il valore dello stesso tramite il sensore FreeStyle Libre appositamente posto sul braccio. Scaricando, poi, un’applicazione sul proprio telefono e avvicinando quest’ultimo al sensore è possibile vedere la lettura del valore del glucosio attuale, consultare lo storico dei dati e la freccia di tendenza. Tutte informazioni che, senza la necessità di un terzo dispositivo intermedio tra cerotto e applicazione, sono ora disponibili direttamente sullo smartphone e inviabili al proprio medico.

I servizi al paziente alla portata di un “button”

Comprare le capsule per la macchina del caffè, rifornire la credenza con i biscotti che preferiamo e avere sempre a disposizione una riserva di detersivo non è mai stato così facile. Da quando Amazon ha commercializzato i Dash buttons, il modo di fare acquisti è cambiato radicalmente. Schiacciare il pulsante attiva direttamente l’ordine del prodotto che è stato scelto e programmato per poi farlo recapitare a casa del cliente.

Una tecnologia, quella dell’AWS IoT 1-Click (il servizio IoT di Amazon Web Services alla base del funzionamento dei Dash Buttons), che può essere applicata anche al mondo dell’healthcare per aiutare a velocizzare la comunicazione e l’attivazione di servizi tra le aziende farmaceutiche, gli operatori sanitari e i pazienti. Spesso, infatti, le persone sono costrette a conciliare le loro necessità terapeutiche con la vita quotidiana e si rivela sempre più necessario facilitare le relazioni e gli scambi di informazioni tra gli attori del mondo sanitario. Aumentare l’engagement del paziente, indipendentemente dal suo livello di alfabetizzazione tecnologica, è fondamentale per chi offre servizi di supporto personalizzati e sempre più digitali.

Un semplice bottone che non presenta vincoli fisici e può essere portato con sé o posizionato dentro casa, rappresenta uno strumento flessibile e modulabile sulle base delle diverse esigenze degli operatori. Un modo per portare relazioni e comunicazioni solitamente più complesse e lunghe alla portata di un gesto semplice, intuitivo, veloce e immediato.