Studiare il corretto protocollo di supporto nutrizionale: un processo per fasi
Il sesso, l’età, le condizioni patologiche, l’attività fisica, le ore e la qualità del sonno, i farmaci, le integrazioni, la digestione, la diuresi, la funzionalità intestinale continuando con la sete, il mal di testa, le allergie, le reattività alimentari, la forma del corpo, la regolarità del ciclo mestruale e i disturbi ginecologici, così come le manifestazioni cutanee, le appetenze, le alterazioni dell’umore, la predisposizione e le motivazioni a cambiare le abitudini alimentari e quelle quotidiane: l’elenco delle caratteristiche che rendono una persona unica potrebbero continuare. Siamo tutti meravigliosamente diversi.
L’individualità e la peculiarità di ognuno deve essere quindi approfondita, accolta e studiata per costruire un piano alimentare che calzi a pennello.
Viene da sé che farsi prestare la dieta dall’amica che è stata da un nutrizionista non è cosa buona e giusta, così come seguire regimi alimentari letti su un giornale non è un modo saggio per prendersi cura di sé.
Ognuno di noi ha diritto ad un piano alimentare ad personam, preciso ed unico che possa sostenere, riparare e riequilibrare il corpo.
Il colloquio con il paziente che necessita di un piano alimentare dovrebbe richiedere il tempo necessario per avere un inquadramento della persona che sia il più ricco e dettagliato possibile e che permetta di guidarlo verso scelte alimentari che siano appropriate a uno stato dinamico e di cambiamento.
Siamo dunque in continuo mutamento e quando introduciamo un alimento c’è un’interazione cibo- corpo; l’effetto di questa dipende da due fattori: le caratteristiche chimiche e le proprietà nutrizionali dell’alimento (vitamine, minerali, carboidrati, grassi, proteine, fibre) ma soprattutto lo stato in cui si trova l’organismo in quel momento – come sta funzionando l’intestino, lo stato infiammatorio silente, la capacità digestiva, la condizione emotiva.
Questi intrecci vanno osservati e studiati: è questo il frutto del lavoro che nasce dall’interazione diretta tra nutrizionista e paziente.
E quando il supporto nutrizionale diventa una componente offerta da un PSP? Il confronto diretto nutrizionista- paziente lascia spazio ad una personalizzazione per step codificati.
Il paradigma cambia: si parte dallo studio e dalla raccolta delle linee guida previste per ogni particolare condizione patologica. Questo risulta il primo passo per studiare un percorso nutrizionale che possa accompagnare il paziente nell’acquisizione di nuovi e corretti stili alimentari.
Risulta fondamentale segmentare la popolazione d’interesse per creare gruppi omogenei (sulla base di fattori quali comportamenti, caratteristiche fisiche e attitudini alimentari). Concentrandosi sui singoli personas creati si possono affinare le indicazioni alimentari e renderle più specifiche e di conseguenza più facilmente attuabili.
L’interazione diretta con i pazienti avviene in fase di erogazione del supporto: il colloquio, la raccolta delle difficoltà e dei punti di forza rispetto al percorso alimentare permette di fare sì che le indicazioni alimentari vengano costantemente riviste e migliorate sulla base dell’esperienza del destinatario finale.